Alla mia età e dopo  aver lottato per avere una legge, torno  in piazza con donne per le quali  fare o non fare figli è una possibilità concreta dei loro corpi, nelle loro vite. Torno in piazza per dire insieme a loro: maipiùclandestine.  E per condividere, politicamente, i tanti significati che la parola clandestina ha assunto nella storia e nella cultura. Per fare  da sponda ad un’altra clandestinità; quella delle donne che vengono da altri paesi e che sono costrette in modo più frequente e drammatico a ricorrere all’aborto clandestino.

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